giovedì 29 agosto 2013

puglia taranto non devono essere zone di guerra - scendiamo in piazza !

Puglia e Taranto in prima fila nei preparativi dell'aggressione imperialista alla Siria. Per l'imperialismo italiano, padroni, Stato, governo la Puglia è sempre zona di guerra, le Basi militari sono destinate per sempre alla “nostra terra”. Come nelle precedenti guerre del Golfo, dei Balcani, le Basi di Amendola e Gioia del Colle dell'aeronautica militare sono già in stato di allerta, e nel silenzio già si preparano.
Vi è ad Amendola il 32° stormo composto da tre gruppi, quello dei caccia bombardieri MX, quello degli AMX-T e quello dei Predator (gli aerei senza pilota). Invece a Gioia abbiamo il 36° stormo con l'Eurofighter 2000.
Il governo non ci può ingannare con le parole. Si parla di operazione”Siria come Kossovo” e nell'operazione Kossovo furono proprio gli AMX ad essere utilizzati. Come scrive il Corriere della Sera, in quell'operazione nel1999 la Puglia assunse un ruolo strategico fondamentale per i piani statunitensi. E la cosa avvenne proprio per appoggiare gli inglesi che sono protagonisti anche in questa nuova impresa bellica.
Così è quasi inevitabile l'uso dei predator perchè nel tipo di operazione militare che si annuncia serve l'individuazione degli obiettivi sensibili che proprio i predatori assicurano (vedi Afghanistan).
Infine, va aggiunto che in Libano è stata proprio la Brigata pugliese 'Pinerolo' che ha avuto il comando della missione Onu, e dire Libano in una guerra che ha come obiettivo la Siria vuol dire proprio attacco agli Hezbollah libanesi che sono al fianco di Assad.

Sulla Base di Taranto parliamo dopo, quello che è certo che la Puglia in questa guerra vi è dentro fino al collo e che la Puglia è sempre più una Regione militarizzata.
Proprio nei giorni scorsi si erano decise manovre ed esercitazioni militari nell'alta Murgia con carriarmati nel parco, nelle aree protette in un periodo ancora da stagione turistica.

Che fa la Giunta regionale di Vendola che pure di “pace” si riempie la bocca a fronte di tutto questo. Coperture, complicità, silenzio - anche ora non sappiamo come la pensa Vendola, o meglio lo sappiamo bene.
Tutti gli oppositori all'aggressione imperialista alla Siria, alle guerre imperialiste e reazionarie, alla militarizzazione della Regione, sentono e devono mobilitarsi. Ma sarà il caso di adottare forme di lotta e modelli simili ai movimenti No Muos, No Tav, se si vuole realmente ostacolare i disegni criminali dell'imperialismo.

Un caso interno a tutto questo è Taranto, dove in realtà la Base militare è già in piena operatività. Ma Taranto si va schierando tutta la flotta che potrebbe essere di appoggio,le navi ammiraglio Cavour, la Garibaldi.
Taranto è inserita in un asse con Sigonella come punti di appoggio della VI Flotta della Marina militare americana.
Ma ora non c'è solo Taranto. Se non in questo intervento, ma nei futuri va crescendo il ruolo di Grottaglie dove c'è la Base aerea di Maristaer che viene considerata sempre più rilevante, tanto che si parla di 15 caccia F35B che sarebbero dislocati a Grottaglie,per essere poi utilizzati sulle portaerei, in particolare della Cavour, per rifare il cui onte sono stati spesi 89 milioni di euro.
Ma a Taranto assistiamo poi ad un processo abbastanza chiaro anche se inatteso da tutti, e di cui solo ora si comincia a parlare.
Da un lato c'è il venir meno delle attività normali della Marina con un venir meno di questioni quali,l'addestramento reclute, Arsenale, Castello Aragonese, con perfino dismissione di alcune zone marginali restituire alla città, dall'altro un netto potenziamento invece della funzione militare della Base. Esattamente l'inverso di quello che ambientalisti e pacifici chiedono a livello cittadino, a livello, in verità negli ultimi tempi molto flebilmente.
E anche qui non si può parlare di Taranto senza parlare di Grottaglie, dove invece la fa da padrone e viene potenziata l'Alenia impegnata in importanti commesse di tipo bellico.
Taranto, quindi, diventa sempre più città di guerra. Nei giorni della crisi dell'Ilva qualcuno ha adombrato che dietro l'inchiesta anti Ilva ci potessero essere la Nato e la Marina e l'industria bellica che vorrebbero ridurre quel tipo di presenza industriale per estendere le proprie mani sulla città e in tutte le aree. La cosa non è vera ma certamente verosimile.
Il futuro della città senza operai non sono le cozze e i calamari ma mezzi militari prodotti e consumati, per così dire, sul posto.

LaMarina Militare da sempre ha prodotto inquinamento del mare nella nostra città e ad essa va addebitata gran oarte della distruzione della miticultura e l'appropriazione di zone turisticamente sfruttabili. Tutte cose a cui l'Ilva di Riva ha dato,per così dire, il colpo di grazia.
Ma tutto questo è bellamente ignorato dalla maggiorparte delle forze attivamente sostenitrici della chiusura dell'Ilva e della cancellazione della città industriale, che poi vuol dire cancellare la classe operaia che può essere, se si ribella, si organizza e cresce in coscienza, la vera forza e spina dorsale della lotta per difendere lavoro, salute, ricchezza, territorio, ecc.
Su questo le chiacchiere liberamente pensate ed espresse dovrebbero lasciare spazio ad analisi, ragionamenti,organizzazione e lotta effettivamente in grado di condurre questa battaglia.

Proprio mentre si parla di mobilitazione della Base navale di Taranto per la guerra di aggressione in Siria che si avvicina, cadeva il 70° anniversario dei bombardamenti del 26 agosto '43, in cui nella città si scatenò l'inverno, colpiti Porta Napoli, rione Tamburi, città vecchia e il cimitero – è destino di questi quartieri e del cimitero di essere bombardati o colpiti dall'inquinamento.
Quest'anniversario ci ricorda che Taranto non è mai stata una città di “cozze e calamari” ma città considerata dai padroni del sistema come importante base strategica e città di guerra. E ai proletari e le masse popolari di Taranto non è stato fatto mancare niente, e la guerra alla vita, al territorio, alla salute e al lavoro, l'hanno fatta sempre.
Ora si tratta invece di farla noi la guerra, come proletari, come giovani, come masse popolari. Una guerra in cui contiamo i “morti e i feriti” ma dall'altra parte, per avere realmente una città e un mondo senza guerre e inquinamento.

28.8.13

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