giovedì 31 ottobre 2013

Claudio Marsella operaio del Mof - la sua morte deve essere importante non vana

Un anno fa moriva Claudio Marsella, operaio del MOF. Possiamo dire da un lato che è morto invano e dall'altro che la sua morte è stata molto importante.
E' morto invano per padron Riva, Ferrante, Bondi, dirigenti e capi inquisiti, alcuni ancora al loro posto; è morto invano per gli infami sindacalisti confederali che hanno firmato l'accordo che lo ha ucciso e hanno continuato a difenderlo anche dopo la morte di Claudio.
Sappiano costoro che in una maniera o nell'altra, prima o poi, pagheranno caro, pagheranno tutto! E speriamo non solo nella aule del tribunale dove ci dovrebbero stare tutti come imputati, sia nel processo generale che nel processo particolare.

Ma non è morto invano, Claudio Marsella vive nel grande sciopero che i suoi compagni di lavoro hanno fatto per 15 giorni, cosa mai vista all'Ilva di Taranto, una pagina nuova di vera storia in questi due anni terribili; non è morto invano per gli operai e quelli dello Slai cobas che hanno sostenuto la lotta, fatto piattaforme, denunce, esposti, manifestazioni di piazza, quella nazionale promossa dall'Usb a cui lo Slai cobas ha aderito e partecipato e quella della Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori del 22 marzo; non è chiaramente morto invano per quei suoi compagni di lavoro che si sono organizzati nel sindacalismo di base, l'Usb in questo caso e finora, rompendo coraggiosamente con il clima di sudditanza, servilismo, mancanza di dignità di quei tanti, troppi operai che non hanno osato farlo e hanno lasciato il pallino della fabbrica nelle mani dei servi dei padroni.
Anche questa è una pagina nuova che si è aperta in questa fabbrica, anche se Riva e Bondi cercano di farla pagare, ultimamente con il licenziamento dell'operaio del Mof Marco Zanframundo.

Detto questo, però, altro bisogna aggiungere.
Per noi Claudio Marsella è come se fosse morto ieri perchè tuttora sono impuniti i responsabili, tuttora gli operai del Mof non hanno vinto, la loro piattaforma non stata accolta, tuttora la scelta del sindacalismo di base, giusta e necessaria, non è stata sufficiente a ridare ai lavoratori uno strumento reale per ricostruire, anche in nome di Claudio, un effettivo sindacato di classe dentro l'Ilva, non basato sui personaggi che oggi stanno con te e poi tradiscono ma basato sui cobas che sono altra cosa da l'Usb.
Così evidentemente la sfida della Rete nazionale del 22 marzo non è stata raccolta da operai, organizzazioni, cittadini dei quartieri per un reale braccio di ferro che riesca ad imporre condizioni di salute e sicurezza, per cui non ci siano più ragazzi, operai, come Claudio, Francesco, Ciro, che muoiono. Questa sfida è aperta, ma la lotta attuale è inadeguata e la battaglia è prolungata,

Infine, NON SI MUORE PER IL LAVORO, NON SI MUORE PER I PROFITTI DEI PADRONI, non si muore per un sistema in cui la vita degli operai sta all'ultimo posto.
E' il sistema del capitale, Stato, governi, comando di fabbrica che deve essere abbattuto. E questo domanda non una semplice lotta sindacale con il sindacato buono, ma la lotta per il potere operaio che scaturisce da una vera rivoluzione proletaria.
Onorare la morte di Claudio significa tutto questo non di meno.

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