mercoledì 4 giugno 2014

ILVA per la morte di Ciro Moccia

TARANTO - Giunge al capolinea l’inchiesta sull’infortunio verificatosi all’Ilva il 28 febbraio del 2013 nel quale perse la vita l’operaio Ciro Moccia, addetto alla manutenzione meccanica, e rimase ferito Antonio Liddi, lavoratore della ditta esterna, «Emmerre», impegnata nei lavori di ambientalizzazione delle cokerie.
Il procuratore aggiunto Pietro Argentino ha firmato il canonico avviso di conclusione delle indagini preliminari, facendolo notificare a 12 persone. Moccia perse la vita a fine turno, nei pressi della batteria numero 9 delle cokerie, chiusa perché in rifacimento in osservanza di quanto stabilito dall’Autorizzazione integrata ambientale. A cedere furono alcune lamiere sottili (pochi centimetri di spessore) poggiate dalla ditta incaricata dei lavori di ristrutturazione sulla passerella utilizzata per spostarsi lungo il piano dove avviene il «caricamento» dei forni, cioè l’immissione di carbon fossile. In quel luogo sfila, correndo su un binario, la macchina caricatrice. Moccia non avrebbe potuto né dovuto transitare in quel punto; le lamiere riparano i lavoratori della ditta di ristrutturazione dalla caduta di materiale e polvere. A Moccia sarebbe stato chiesto di effettuare la saldatura di una staffa sganciatasi dal binario sul quale scorre la caricatrice che serve le batterie ancora in esercizio: 7,8 e 10. Per raggiungere la maledetta staffa, l’operaio di origine campana, da dieci anni circa all’Ilva di Taranto, avrebbe compiuto il passo fatale.
Di cooperazione in omicidio colposo rispondono il direttore dello stabilimento siderurgico Antonio Lupoli, il delegato dell’area cokerie Vito Vitale, Carlo Diego, capo esercizio della cokeria, Marco Gratti, caporeparto manutenzione meccanica batterie, Gaetano Pierri, capoturno delle batterie, Nunzio Luccarelli, tecnico responsabile dei lavori per conto di Ilva, Martino Aquaro, responsabile delle attività di manutenzione carpenteria delle batterie, e poi Davide Mirra, Cosimo Lacarbonara, Vincenzo Procino, Francesco Valdevies e Salvatore Zecca, rispettivamente amministratore, capoturno, caposquadra, responsabile tecnico e della esecuzione dei lavori e responsabile del servizio di prevenzione e protezione della società «Emmerre», ditta dell’indotto nella quale lavorava Antonio Liddi, l’altro operaio coinvolto nell’incidente e rimasto ferito perchè precipitato sul corpo di Ciro Moccia.
Gli indagati, difesi dagli avvocati Egidio Albanese, Pasquale Annicchiarico, Antonio Raffo, Francesco D’Alessandro e Adriano Raffaelli hanno venti giorni di tempo per presentare memorie o chiedere di essere interrogati. Spetterà poi al procuratore aggiunto Pietro Argentino tirare le somme e chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione.

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