lunedì 20 aprile 2015

Gli operai Ilva oggi in protesta alla Direzione - Finalmente, ma occorre mettere fine agli accordi sui Contratti di solidarietà

Questa mattina molti operai dell'Acciaieria 1 e 2, dei reparti CCO, GRF, con Usb e rappresentanti dei sindacati confederali hanno presidiato la direzione dell'Ilva, per protestare contro l'applicazione irregolare dei CdS.
Tanti operai sono fuori dalla fabbrica per lunghi periodi, mentre, viene denunciato, al loro posto lavorano i capi, in particolare nella manutenzione dei rep. Cco, Co8, nelle attività dei gruisti, dei locomotoristi, preparatori siviere nell'Acc.1; non viene applicata la rotazione, con operazioni palesemente discriminatorie, per cui operai stanno per mesi in Cds e altri dello stesso gruppo invece lavorano sempre.
E' chiaro che chi sta in CdS per tanto tempo non ce la fa più; anche perchè delle promesse da parte dell'Inps sull'attuazione dell'integrazione del 10% sullo stipendio, per arrivare al 70%, ancora non si è visto niente e gli operai continuano a prendere la miseria del 60%.
Nello stesso tempo viene denunciato che alcuni impianti sono fermi per i lavori di risanamento dell'Aia, ma in realtà di questi lavori non si vede nulla.
Mentre la riduzione di operai, tra cui tanti della manutenzione, aumenta i problemi della insicurezza, del rischio incidenti.

MA IL RISCHIO VERO E' CHE QUESTI CONTRATTI DI SOLIDARIETA' SIANO L'ANTICAMERA DI ESUBERI STRUTTURALI - in alcune occasioni quantificati in 5mila.

Lo Slai cobas è da tempo che lo denuncia e mette sull'avviso.
I numeri altissimi dei CdS, la mancata rotazione, il fermo di impianti, vedi Afo 5 anticipato (mentre non inziano i lavori), sono tutti segnali della volontà di un drastico ridimensionamento degli organici, per vendere, quando sarà, a nuovi padroni una new company "dimagrita".

PER QUESTO, I SINDACATI FIRMATARI DELL'ACCORDO, COMPRESA LA USB, SU CdS E SUL LORO AUMENTO, SE VOGLIONO ESSERE CREDIBILI DEVONO DISDIRE LA FIRMA DELL'ACCORDO, non limitarsi a chiedere ora una sua corretta applicazione.

Gli operai che, realmente per fermo impianti non possono lavorare, devono essere spostati in altri reparti.

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