lunedì 12 settembre 2016

A Taranto la raccolta differenziata è un disastro - la denuncia e i dati di Lega Ambiente. Da anni lo Slai cobas denuncia e lotta su questo!

 Le conseguenze di questa mancata raccolta differenziata sono tantissime. Non solo una città sporca, ma un aumento di tasse per i cittadini, una mancata risorsa economica per la città e quindi uno spreco di denaro pubblico, una mancata possibilità di lavoro per centinaia di disoccupati - su cui da anni i Disoccupati Organizzati hanno lottato, e su cui continuano a lottare gli operai della Pasquinelli. 
Ai dati che segnala la Lega Ambiente (di cui sotto riportiamo stralci dalla stampa locale), c'è da aggiungere che anche quella poca raccolta che si fa viene fatta malissimo e non solo è inutile ma anche dannosa alla salute dei lavoratori che devono trattarla. La raccolta fatta a Lama, S. Vito, Talsano, infatti, non viene controllata, ma ciò che è peggio viene mischiata a tutto il resto dei rifiuti indifferenziati, pertanto lì dove arriva e va selezionata (all'impianto Pasquinelli dell'Amiu) si trovano dentro rifiuti di ogni genere, tossici, di carogne di animali, rifiuti ospadalieri pericolosi, e troppo spesso pezzi di amianto (ultimo è stato sabato scorso, per cui gli operai dello Slai cobas hanno dovuto fermare il nastro).
Ciò che arriva alla Pasquinelli, altro che differenziata!
 Le denunce, anche alla magistratura, in questi anni sono state tante da parte dello Slai cobas, ma non accade nulla, se non quando i Disoccupati o gli operai lottano in prima persona.
Eppure siamo nell'illegalità più assoluta. Il Comune è responsabile di un'aperta violazione a norme di Stato e regionali! Ma nonostante questo:
Il dirigente De Roma continua a stare nella sua funzione, quando sono quasi 5 anni che doveva far iniziare (con soldi anche della Regione, dati a fronte della lotta dei Disoccupati Organizzati dall'allora Ass. Gentile) la raccolta differenziata a Paolo VI, Tamburi e ancora ora non viene avviata.
Un assessore, ora Di Gregorio, può cavarsela con affermazioni tanto indecenti quanto generiche come: "la giunta in una delle prossime riunioni, potrebbe approvare uno schema per pubblicare i bandi per l'apertura di cinque nuovi eco point..." - che, comunque, non sono affatto sostitutivi della raccolta differenziata porta a porta.
Un sindaco si può permettere di non rispondere, di scaricare semplicemente sull'Amiu, quando è il Comune il socio unico dell'Amiu ed è il Sindaco che cambia ogni mese gli amministratori, uno peggio dell'altro.
A questo punto occorre che cittadini, disoccupati, lavoratori, ambientalisti si uniscano per passare dalla denuncia all'azione!

Dalla denuncia di Lega Ambiente: «A Taranto la raccolta differenziata a metà 2016 è ferma al 16%. Diciamo ferma per il semplice motivo che il dato del 2015 è stato del 15,3%, più basso di una inezia e con un andamento mensile della prima metà del 2016 che non lascia molte speranze per il dato finale dell’anno in corso. Diciamo pure che non è una novità: i risultati conseguiti negli ultimi 5 anni sono la testimonianza oggettiva di un disinteresse profondo. Si parte infatti dall’8% del 2012, per passare all’11,4% del 2013, al 12,6% del 2014 e, appunto al 15,3% dell’anno scorso. In cinque anni insomma la raccolta differenziata nella nostra città, pur partendo da livelli bassissimi, è stata incrementata di soli 8 punti percentuali...».
Oltre che deludenti in assoluto i dati sono sconfortanti se paragonati alle altre grandi realtà urbane della Puglia, che pure è una regione che certo non brilla nella raccolta differenziata. «Lecce è al 38%, Bari al 36, Brindisi al 26, Barletta al 70, Andria al 66, Trani al 19...
«È evidente insomma che si è preferito finora, e si preferisce ancora, mantenere lo status quo, con i cassonetti da cui spesso la “monnezza” tracima, con un modello di raccolta dei rifiuti obsoleto ed inefficiente, con costi ambientali elevati, piuttosto che mettere mano ad un progetto serio. Un progetto di raccolta differenziata imperniata sulla raccolta “porta a porta” che investa tutta la città e che porti in tempi ragionevoli a cambiare un pezzo significativo dello stile di vita dei cittadini di Taranto. Non si tratta di sogni, ma di possibilità concrete: il pensiero ovviamente corre alle migliori realtà pugliesi, all’esempio di Salerno che ha da tempo consolidato un dato superiore al 60% e a quello di tante altre realtà italiane che testimoniano che, se si vuole, “si può fare”. Perché questa, diversamente da altre, è una materia in cui le scelte spettano per intero a chi amministra la città. Il resto sono scuse».

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