martedì 27 settembre 2016

Denuncia - mentre padroni e cortigiani si riunivano per riaffermare che all'Ilva la produzione deve andare avanti comunque e come ora

Promesse non mantenute e decreti di morte: parlano gli 048 «I nostri numeri li conosciamo»

Taranto è stanca di ascoltare numeri e promesse. I suoi numeri li conosce bene: conosce le migliaia di ammalati di cancro; conosce bene quanti morti, e quanta sofferenza incombe nei letti d’ospedale. Ogni tarantino sulla propria pelle ha provato il dramma del cancro. Chi è riuscito a curarsi; chi ha vissuto il dramma con un familiare e lo ha perso; chi ancora lotta e tenta di curarsi. E’ proprio a questi ultimi che il comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, ha voluto cedere la parola durante il convegno oraganizzato presso l’auditorium dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, alla presenza di medici; del Governatore della Regione Puglia Michele Emiliano; del direttore generale della Asl di Taranto avvocato Stefano Rossi; del primario di Ematologia dell’ospedale San Giuseppe Moscati Patrizio Mazza; della dottoressa Teresa Coccioli, dirigente Asl, in rappresentanza del responsabile della struttura complessa di oncologia dell’ospedale Moscati, e di Sante Minerba, responsabile del Registro Tumori di Taranto.
In Puglia sono oltre 20.000 i nuovi casi di cancro, e una buona fetta di questi riguardano proprio la città di Taranto. E Taranto, una città che purtroppo è capolista in un così drammatico primato, si trova a fare i conti con una situazione sanitaria – a livello strutturale – davvero carente.
La situazione non è certo nuova, considerando che, nel 2012 quando la Magistratura cercò di fermare l’industria inquinante, i Liberi e Pensanti, appena costituiti, avviarono una campagna di informazione denominata “Rischio Sanitario Taranto”, mediante la quale, a loro modo, tra la gente, in tutti i quartieri, spiegarono ai tarantini quella che era la reale emergenza sanitaria per la città, catalogata tra i siti di interesse nazionale (SIN) per quanto riguarda l’inquinamento. Proprio da lì, dai cittadini stessi, partì una raccolta firme tesa a sollecitare le istituzioni, e a tutelare quanti, ammalati di cancro, oltre che a lottare contro la malattia, si trovavano anche a lottare con le inefficienze di un sistema sanitario non idoneo alle esigenze di un territorio malato. Come racconta Gianni Raimondi nel suo intervento introduttivo, quelle firme giorno dopo giorno diventarono 18.000, inviate all’allora assessore regionale alla sanità Donato Pentassuglia. «Di quelle 18.000 firme si sono poi perse le tracce» aggiunge.
Il convegno prende il titolo di “disordine ospedaliero – i malati non sono numeri”, proprio perché il nuovo piano di riordino, si è rivelato l’esatto opposto di quello che erano le speranze dei cittadini. La realtà è ben diversa: anziché potenziamento e integrazione, oggi si parla di tagli e depotenziamento. Quando a Taranto si parla di emergenza sanitaria, si parla di uomini, donne, intere famiglie, e purtroppo anche bambini, che soffrono e subiscono i malfunzionamenti della sanità, come macchinari rotti, sovraffollamenti e lunghe liste d’attesa. E questo, sappiamo bene, per un malato oncologico è alla pari di una complicazione, in una malattia così atroce come il cancro, in cui il tempo è prezioso. I codici 048 (esenzione per i pazienti oncologici) a Taranto sono sempre in costante aumento, e si viaggia sempre più velocemente verso il picco previsto nel 2020 dalle indagini statistiche. E’ stato dunque, giusto, dovuto, lasciare che i malati oncologici raccontassero cosa vuol dire essere curati a Taranto.
Ogni partecipante al convegno aveva al polso uno dei tre braccialetti simbolici, donati dai Liberi e Pensanti: un braccialetto bianco, per indicare una persona sana, ma consapevole del rischio reale di ammalarsi nella città di Taranto; un braccialetto rosso che indica un paziente oncologico, e un braccialetto nero – diffuso tanto quanto il rosso – al polso di quanti hanno perso un caro a causa di un tumore.
La domanda, prevedibile, rivolta a Michele Emiliano è stata la seguente: «Come facciamo a fidarci di voi, quando sul petto avete lo stesso simbolo politico di chi ci ha condannato dieci volte, e che ha tra le fila del Parlamento deputati tarantini che dicono che la questione dell’inquinamento sia legata al passato?».
«Stiamo elemosinando la normalità – continua Raimondi rivolto ad Emiliano – lei ora deve spogliarsi della veste politica e vestire quella da cittadino, padre e nonno. Dovrà rivestirsi della politica quando ci sarà da battersi per questa gente. Solo allora la nostra diffidenza si trasformerà in fiducia».
La diffidenza è molta. E non è strumentale come a più di qualcuno farebbe comodo pensare. E’ una diffidenza conseguenza di promesse e parole sentite e risentite, di sofferenza, di famiglie che sono state costrette a girare l’Italia e affrontare odissee della speranza, e l’esempio chiave cade sulla storia del piccolo Lollo, Lorenzo Zaratta, morto a cinque anni a causa di un tumore al cervello, il bimbo simbolo della lotta contro l’inquinamento a Taranto. Nel cervello del piccolo Lorenzo, furono trovate polveri e metalli.
Tanti sono stati gli interventi nel corso del convegno: testimonianze e rappresentazioni tecniche, soprattutto sul polverone sollevatosi sulla presunta chiusura dell’Ospedale San Giuseppe Moscati. Il Presidente Emiliano ha ribadito quanto già era noto in previsione del piano di riordino ospedaliero, ovvero che il Moscati diventerà un Polo Oncologico, e per quanto riguarda il punto di pronto intervento – questo al centro delle perplessità dei cittadini – ha detto che sarà reso ancora più funzionale, convertendo reparti in disuso e introducendo una piastra chirurgica, una piastra endoscopica, e potenziandolo a livello ambulatoriale. Per Emiliano altresì, la chiusura del pronto soccorso al Moscati, sarebbe un’azione coerente, in quanto a suoi dire, sarebbe stato rinforzato quello dell’ospedale Santissima Annunziata. Dello stesso avviso anche il direttore generale della Asl di Taranto, avvocato Stefano Rossi, il quale viene però pubblicamente smentito dalla testimonianza di una paziente oncologica presente tra il pubblico. La stessa lamentava la chiusura del pronto soccorso del Moscati dopo una determinata ora, e la difficoltà nel doversi rivolgere altrove prolungando così le attese.
Il malcontento è generale, e di incoerente a dire il vero, è che si tenda a sovraffollare un unico pronto soccorso già con poco personale. Il problema purtroppo non sono medici e infermieri, ma le modalità in cui questi sono costretti a lavorare, che non permettono in termini di tempo ed efficienza, di venire incontro a tutte le esigenze del paziente.
Come in ogni dibattito pubblico se ne sono dette tante, arrivando addirittura ad illustrare i posti i letto presenti nei reparti di oncologia ed ematologia, non tenendo conto però di quelle che sono le carenze funzionali, testimoniate da altri pazienti presenti tra il pubblico, che hanno addirittura dovuto attendere la bellezza di 10 ore per una trasfusione di sangue.
«Noi siamo d’accordo con il potenziamento del Moscati e con la trasformazione in polo oncologico all’avanguardia, senza effettuare tagli a discapito dei pazienti» ha detto Cataldo Ranieri.
dsc_0020Ma a cosa serve illustrare numero di reparti e posti letto, prendere impegni politici, “leggersi le carte”, quando non si ferma la vera causa di tutto questo malessere? A cosa serve curare e istituire un polo oncologico, se non si ferma ciò che a Taranto incrementa l’incidenza di tale patologia? E ci riferiamo all’industria, essendo oramai noto il nesso causale tra malattie ed inquinamento. Questa è stata anche la domanda posta da Cataldo Ranieri al Presidente Emiliano, al quale ha chiesto pubblicamente di fissare una data non lontana da questo 26 settembre, per riaggiornarsi nuovamente su quanto si è provveduto a fare per la situazione della città di Taranto.
Emiliano ha ribadito, anche a fronte dell’ultimo incidente sul lavoro che ha visto un 24enne perdere la vita, che la pazienza della Regione Puglia è terminata, e che se l’Ilva è responsabile della morte e dell’ammalarsi di chi vi lavora, e dei cittadini di Taranto, allora va fermata. “Questa è la mia battaglia – ha detto Emiliano – Il mio partito deve cambiare idea, non devo essere io a cambiare partito. E’ dall’interno che conduco la mia battaglia e non andrò via. Alla luce dei nuovi dati epidemiologici e anche della sicurezza sul lavoro, la pazienza della Regione Puglia è finita”. E poi la promessa, ovvero quella di ritrovarsi in un nuovo dibattito pubblico per esaminare eventuali sviluppi e l’impegno della Regione per Taranto, al 21 novembre prossimo.
I dati epidemiologici sono sconvolgenti. Gli ennesimi numeri, illustarti nuovamente dal dottor Sante Minerba: l’incidenza di tumori nel SIN di Taranto è in umento, così la conseguente mortalità. Il dato choc è quello infantile, in una città che – come ha sottolineato Gianni Raimondi – vede i suoi cittadini con il codice 048 sulla tuta da lavoro. Una città condannata da 10 decreti, varati da una politica che ha tutelato i suoi interessi a discapito del sangue dei tarantini.

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