lunedì 12 settembre 2016

Sui "Giovedì rossi" - Un commento di una lavoratrice precaria sul salario

Tornando su "Lavoro salariato e capitale" - Ormai è chiaro che il salario è il prezzo con cui viene pagata la merce-forza lavoro, che viene determinato dal tempo medio necessario (che varia a seconda dell'epoca) per produrre i mezzi di sussistenza per renderlo atto al lavoro, per conservarlo atto al lavoro. Il salario, quindi, non determina la partecipazione alla produzione del valore. Il prezzo dell'operaio, in quanto merce-forza lavoro, è stato pagato in anticipo allo stesso modo di una qualsiasi altra merce, come ad esempio: farina per la pasta, acciaio per le macchine, ecc, ecc. Nel salario viene anche contemplato l'usura dell'operaio e il suo eventuale ricambio. 
C'è da aggiungere che il salario che l'operaio percepisce produce ulteriore utile per il capitalista perchè l'operaio compera con il salario mezzi di sussistenza, che aggiungono guadagni al capitalista.
L'operaio seppur vende la sua forza lavoro per un dato periodo, per sostenersi è costretto a rivendere la sua forza lavoro. Quindi, affinchè il capitalista si arricchisca e l'operaio si sostenga è necessario che lo scambio tra gli uni e gli altri si ripeta 
continuamente. 
Io mi domando, nella società odierna in cui l'offerta di forza lavoro è fortemente spropositata rispetto alla domanda, e che la stessa si riduce in tempi molto brevi e il salario è di gran lunga più basso rispetto ai costi di riproduzione della forza lavoro, tanto da costringere gli operai anche a fare più lavori, impiegando svariate ore della propria giornata, e non per ottenere beni accessori ma solo per il mero sostentamento della propria vita, e dove il capitale ti vende del denaro per offrirti un benessere virtuale, quanto siamo lontani dalla schiavitù? 
Il salario può aumentare in rapporto all'aumento della domanda di lavoro che a sua
volta è legata direttamente alla crescita del capitale produttivo e/o all'aumento della produzione. 
Il capitale investe una parte molto sostanziosa, rispetto a quella parte che investe per il salario, in tecnologie, macchine che aumentano la produttività e semplificano l'organizzazione della produzione; in questo modo una produzione per cui prima ci volevano 10 ore e/o 5 operai, poi ne occorrono, per es. 5 ore e 2 operai. Questo determina un esubero di operai che verranno di conseguenza almeno dimezzati. 
E anche se (per ipotesi) il capitalista sviluppa la produzione evitando i licenziamenti e addirittura assumendo, si determinerà comunque una sovrapproduzione che in una seconda battuta produrrà un numero ancora più consistente di licenziamenti.

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