La vertenza Cementir è arrivata ad un punto di non ritorno. Tra una settimana, il 18 a Roma, ci sarà l’incontro decisivo con l’azienda che a Taranto ha annunciato 47 licenziamenti sulle attuali 72 unità.

L’incontro in Autorità Portuale
Ma la vera notizia di giornata è in realtà un’altra. In Autorità Portuale infatti, si è svolto un incontro convocato dal commissario straordinario dell’Authority, Sergio Prete, al quale sono stati invitati i sindacati Cgil, Cisl e Uil, e le organizzazioni sindacali di categoria del settore edile (Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil) e del settore trasporti (Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti), per discutere della vicenda della concessione della banchina della calata IV del porto di Taranto alla Cementir. Che l’azienda ha chiesto di ottenere lo scorso 22 marzo per i prossimi 20 anni. E che invece dal 2014, a causa della totale assenza di lavori da parte della stessa, l’Authority insieme al Comitato Portuale ha deciso di concedere in deroga con rinnovo annuale.
(leggi il nostro articolo sulla richiesta della Cementir http://www.corriereditaranto.it/2016/04/08/porto-la-cementir-rinasce-con-lilva-caltagirone-vuole-la-calata-iv-per-i-prossimi-20-anni/)
Ora però, a fronte dell’annuncio di 47 licenziamenti (e del fatto che la Cementir dal 1 gennaio 2014 ha spento il forno non producendo più cemento ma soltanto il clinker), la stessa Autorità Portuale, all’interno dell’ottica di rilancio del porto di Taranto nella speranza di provare a renderlo il più indipendente possibile dal futuro delle grandi industrie presenti sul territorio (come Ilva ed Eni), vuole vederci chiaro. E sta riflettendo seriamente sul futuro della calata IV e della concessione, anche annuale, alla Cementir di utilizzo della banchina. Stando a quanto trapelato dalla riunione odierna, l’intenzione sarebbe quella, in extrema ratio, di negare in via definitiva l’utilizzo della banchina alla società di Caltagirone, provando a concederla a chi potrebbe farne un uso migliore.
Del resto, i numeri forniti sull’utilizzo della banchina durante la riunione odierna parlano chiaro e non lasciano adito a dubbi: negli ultimi 5 anni sono arrivate soltanto 8 navi. A testimonianza del fatto che la decisione della Cementir di abbandonare Taranto al suo destino, e con esso il sito in piedi dal 1964 che ha contribuito all’inquinamento del territorio nonché la banchina sulla quale non sono mai stati fatti i lavori dovuti, era scritto da tempo. Come abbiamo sempre denunciato in questi anni, in particolar modo sulle colonne del ‘TarantoOggi’ a partire almeno dal lontano 2013, quando il gruppo Caltagirone sospese (annunciandolo nel cda dell’aprile di quell’anno) il progetto di 150 milioni di euro sul ‘revamping‘ del sito tarantino, legando il destino dello stesso al futuro dell’Ilva (visto che il cemento sino al 2013 è stato prodotto grazie alla loppa di altoforno fornita dall’Ilva) e a quello del mercato del cemento italiano.
L’unico dubbio che ancora resta è: a che gioco sta giocando la società di Caltagirone? Che senso ha chiedere a marzo una concessione ventennale di una banchina che negli ultimi 5 anni di fatto è rimasta inutilizzata, per poi annunciare a settembre 47 licenziamenti (all’interno di un piano di esuberi che in tutta Italia inizialmente riguardava 106 lavoratori) nel sito dove opera quella stessa banchina? Qualcosa, evidentemente, non torna. E’ solo una strategia per mettere pressione ed ottenere quella concessione in attesa di conoscere il futuro dell’Ilva? O cos’altro?
(leggi l’articolo su futuro economico e inquinamento http://www.corriereditaranto.it/2016/08/02/la-cementir-guarda-taranto-sorniona-futuro-incerto-inquinamento-sottorraneo2/)
Cambio al vertice
Piccola chiosa finale: Paolo Bossi è stato nominato nuovo amministratore delegato di Cementir Italia, Cementir Sacci e Betontir (produzione e vendita di Calcestruzzo). Milanese, ingegnere laureato al Politecnico di Milano, Bossi ha iniziato la sua carriera in Saipem, per poi passare in Sinai White Cement (società egiziana che produce e distribuisce cemento bianco) dove è stato ad.
Forse è il caso che qualcuno a Taranto si svegli dopo anni di complice sonno e silenzio. Ma a quanto pare, sono tutti impegnati nell’esprimere le loro ‘dubbieidee e proposte sul futuro dell’Ilva. In una città dove negli anni è nato un esercito di ‘onniscienti‘, tutto ciò che non è Ilva o non interessa. O lentamente muore nel silenzio. Chapeau.
(leggi qui tutti gli articoli sulla Cementir http://www.corriereditaranto.it/?s=cementir )