lunedì 3 ottobre 2016

«Così a Taranto si muore di Ilva» - Senza l'unità operai e masse popolari tarantine che impongano con la rivolta generale una effettiva ambientalizzazione e risanamento della fabbrica e bonifiche urgenti dei quartieri inquinati, non si potrà avere nessun risultato e avremo solo: niente lavoro e niente salute




Confermato il nesso causale tra inquinamento e malattie nel capoluogo e a Statte e Massafra

Il Centro Salute Ambiente ha presentato a Bari, nella sede Regionale di via Gentile, il rapporto conclusivo del Gruppo di lavoro per la conduzione di studi di epidemiologia analitica delle Aree di Taranto e Brindisi.
Presente il governatore Emiliano che ha annunciato l’intenzione di inoltrare il documento alla Presidenza del Consiglio ed alla Procura di Taranto, e di chiedere la revoca della facoltà d’uso per gli impianti dell’Ilva sotto sequestro.Nell’ambito delle attività del Centro Salute ed Ambiente della Regione Puglia, è stata promossa una valutazione epidemiologica dello stato di salute delle personeresidenti nei comuni di Taranto, Massafra e Statte che ha visto la collaborazione del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, della ASL di Taranto, di ARPA Puglia e di AReS Puglia.
Riportiamo ampi stralci della nota pubblicata sul portale web del Centro Salute Ambiente Puglia.

La coorte in studio è costituita dalle 321,356 persone, residenti tra il 1 Gennaio 1998 ed il 31 Dicembre 2010 nei comuni di Taranto, Massafra e Statte. Tutti i soggetti sono stati seguiti fino al 31 Dicembre 2014, ovvero fino alla data di morte o di emigrazione. (...)
L’esposizione individuale dei soggetti della coorte è stata ricostruita a partire dal 1965 (anno di avvio dell’impianto siderurgico) al 2014 integrando i risultati del modello di dispersione con i dati effettivi di produttività Ilva, i dati quinquennali di emissioni dall’impianto (fonte Ispra), e la storia residenziale individuale. In sintesi, lo studio ha fornito i seguenti risultati: L’esposizio- ne a PM10 e SO2 di origine industriale è associata ad un aumento della mortalità per cause naturali, tumori, malattie cardiovascolari e renali dei resi- denti. All’ aumento di 10µg/m3 del PM10 di origine industriale, a parità di età, genere, condizione socio-economica ed occupazio- ne, si è osservato un aumento del rischio di mortalità per cause naturali pari al 4%; per l’esposizione ad SO2 di origine industriale l’incremento di rischio è del 9%.
Per entrambi gli inquinanti si è osservata anche una associazione con la morta- lità per cause tumorali e per le malattie dell’apparato cardiovascolare, in particolare si è osservato un eccesso importante per gli eventi coronarici acuti. Tra i residenti nell’area di Taranto si è osservata una associazione tra gli stessi inquinanti e ricorso alle cure ospedaliere per molte delle patologie analizzate. In particolare, per effetto del PM10 e SO2 (per incrementi di 10 µg/m3 delle concentrazioni) sono stati osservati eccessi per malattie neurologiche, car- diache, infezioni respiratorie, malattie dell’apparato digerente e malattie renali. Le gravidanze con esito abortivo sono associate all’esposizione a SO2 delle donne residenti. Tra i bambini di età 0-14 si sono osservati eccessi importanti per le patologie respiratorie. L’incidenza tumorale è associata nel periodo 2006-2011 all’esposizione agli inquinanti studiati. L’aumento del rischio raggiunge la significatività sta- tistica per tumore del polmone.
La produttività dell’Ilva ha avuto delle variazioni nel periodo 2008-2014 con un declino a seguito della crisi economica (2009), un successivo aumento negli anni 2010-2012, e un declino nel 2013-2014. All’anda- mento produttivo, e quindi alla variazione delle emissioni, ha corrisposto un effetto sui livelli di inquinamento in prossimità dell’impianto e nei quartieri limitrofi. L’andamento della mortalità ha seguito in modo speculare l’andamento della produttività e l’inquinamento nei quartieri Tamburi e Borgo. Si è assistito a variazioni positive nei tassi di mortalità fino al 2012, a seguito di incrementi del PM10 di origine industriale, per poi osservare una riduzione sia dell’inquinamento che della mortalità nel 2013-2014 (...)
L’indagine epidemiologica conferma i risultati degli studi precedenti rafforzandone le conclusioni, estende l’ambito di osservazione a diversi esiti sanitari, e considera diversi aspetti metodologici. La lettura dei risultati, anche alla luce della letteratura più recente sugli effetti nocivi dell’inquinamento ambientale di origine industria- le, depone a favore dell’esistenza di una relazione di causa-effetto tra emissioni industriali e danno sanitario nell’area di Taranto. La latenza temporale tra esposizione ed esiti sanitari appare breve, ad indicare la possibilità di un guadagno sanitario immediato a seguito di interventi di prevenzione ambientale.

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