Adriano Riva ha firmato questa mattina la transazione per il rientro in Italia di 1,3 miliardi di euro destinati all’Ilva di Taranto, come previsto dagli accordi preliminari firmati nel dicembre scorso con i commissari dell’acciaieria. Lo riferisce Radiocor, l’agenzia de Il Sole24Ore. Per questo pomeriggio al tribunale di Milano è fissata l’udienza nella quale il Gup del tribunale di Milano Chiara Valori deve decidere se ratificare l’istanza di patteggiamento di Adriano Riva, che ha trovato un accordo con la procura di Milano per una pena di due anni e sei mesi. Con la firma per il rientro dei fondi in Italia non dovrebbero più consistere ostacoli al patteggiamento. Adriano Riva risulta indagato per bancarotta, truffa ai danni dello Stato e trasferimento fraudolento di valori.
La firma di fatto dà esecuzione agli accordi preliminari siglati nel dicembre scorso tra la famiglia Riva, le società del gruppo Riva e il gruppo Ilva in amministrazione straordinaria. L’intesa era finalizzata a mettere a disposizione dell’acciaieria di Taranto «somme e titoli per un controvalore di circa 1,1 miliardi di euro», che erano bloccati in Svizzera dopo un sequestro disposto dalla procura di Milano, ai quali la famiglia aveva aggiunto un ulteriore importo di 230 milioni di euro, destinati a sostenere la gestione corrente di Ilva. Passo propedeutico al rientro in Italia dei fondi, tuttavia, era la pronuncia della Reale Corte del Jersey (isola del Canale), che doveva sbloccarli, in quanto i fondi formalmente risultano nella disponibilità di Ubs Trustee di Saint Helier, capitale dell’isola di Jersey, che amministra i quattro trust proprietari dei beni, riconducibili alla famiglia Riva. Con il via libera della Corte del Jersey arrivata il 12 maggio scorso non esistevano altri ostacoli al rientro e questa mattina Adriano Riva con la sua firma ha permesso il rientro effettivo.