La decisione sull’offerta migliore delle due in gara per l’acquisizione degli asset industriali del gruppo Ilva, è già da tempo diventato un tormentone non solo a Taranto, interessata in primis a conoscere i futuri, ed il futuro, proprietari della più grande fabbrica siderurgica europea; ma anche e soprattutto per l’intera economia italiana ed europea, a partire dal settore dell’acciaio per sconfinare poi in tutti i settori in cui esso sconfina e viene utilizzato.Stando alle ultime odierne
indiscrezioni, il termine ultimo per la scelta della cordata che acquisirà gli asset del gruppo siderurgico Ilva in amministrazione straordinaria, in un primo momento in affitto, dovrebbe compiersi entro il mese di maggio appena iniziato. Secondo una fonte vicina al dossier, circolata oggi in ambienti finanziari e ribattuta anche da alcune autorevoli agenzie di stampa, non solo del settore, “il lavoro di istruttoria delle offerte fatto dai Commissari straordinari dovrebbe concludersi entro la metà di maggio. Poi la decisione sulla scelta della cordata e l’attribuzione da parte del MiSE con apposito decreto è prevista entro fine maggio“.
Successivamente avrà inizio un periodo, fissato dalla legge in 30 giorni, per verificare la rispondenza del piano ambientale presentato dall’azienda assegnataria alle indicazioni del Ministero dell’Ambiente. Quest’ultimo, entro l’autunno emetterà un proprio decreto di convalida del piano ambientale. A quel punto, sarà reso esecutivo il contratto di acquisizione.
Un pò quanto rivelato anche dallo stesso commissario Laghi nei giorni scorsi. Sul tavolo, lo ricordiamo ancora una volta, ci sono la proposta di Am Investco Italy (Arcelor Mittal, gruppo Marcegaglia e, in caso di vittoria, Intesa San Paolo) e quella di AcciaItalia (Jindal, Cassa Depositi e Prestiti, gruppo Arvedi e l’holding lussemburghese del gruppo Luxottica, la DelFin). Secondo quanto emerso finora, l’offerta più alta in termini economici sarebbe della prima cordata (l’offerta sarebbe tra i 3 i 4 miliardi di euro), ma la seconda prevederebbe un investimento successivo maggiore (1,6 miliardi di euro, più investimenti annunciati per 2,3 miliardi di euro). L’eventualità dei rilanci sarebbe stata percorribile, spiegano alcune fonti vicino al dossier, nel caso in cui dalla valutazione dell’advisor Leonardo&Co fossero emerse offerte sotto il valore di perizia. Eventualità che, secondo quanto è trapelato, non si sarebbe verificata.